Avvocato Matrimonialista

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Commento sulla giornata Mondiale contro la violenza di Genere

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Oggi si celebra la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne. Riceviamo dall’avvocato Federica Candelise, matrimonialista, criminologa e responsabile Giovani AMI e volentieri pubblichiamo: “”In occasione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, fenomeno che registra numeri sempre più elevati, è opportuno fare un bilancio sull’attuale situazione nel nostro Paese. Sono ben 142 le donne uccise in Italia soltanto nello scorso 2018 e principalmente per mano di un coniuge o di un ex partner. La famiglia, che dovrebbe essere il luogo di protezione e sicurezza per antonomasia, sta, al contrario, divenendo sempre più un teatro di efferati crimini domestici, di cui i moventi principali risultano essere ancora una volta la gelosia ed il possesso.”

“In aiuto alle leggi preventive e repressive intervenute negli anni (come la Legge antistalking n.38/2009 e la Legge sul femminicidio n.119/2013), senz’altro importanti ma evidentemente non sufficienti, dallo scorso 9 Agosto è entrato in vigore il c.d. “Codice Rosso” (Legge 19 Luglio 2019 n. 69), che prevede innovazioni e modifiche al codice penale e di procedura penale in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere. La legge prevede innanzitutto una corsia preferenziale per un avvio e trattazione più rapidi dei procedimenti penali nei reati di stalking, maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale attraverso l’obbligo per la polizia giudiziaria di riferire la notizia di reato immediatamente al pubblico ministero (anche in forma orale); è inoltre previsto che il Pm per i delitti di violenza domestica o di genere senta la persona offesa entro 3 giorni dall’iscrizione della notizia di reato.”

“Ulteriore novità incisiva della nuova legge riguarda l’introduzione di ben quattro nuovi reati inseriti nel codice penale, che potranno rappresentare per le donne una maggiore e concreta tutela. Primo fra tutti il tanto atteso reato di revenge porn previsto dall’articolo 612 ter c.p., il quale prevede la pena della reclusione da uno a sei anni e la multa da 5.000 a 15.000 euro per chi, dopo averli realizzati o sottratti (o comunque dopo averli ricevuti o acquisiti) invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati e senza il consenso delle persone rappresentate. Per tale reato è previsto inoltre un inasprimento di pena se i fatti vengono commessi dal partner o ex partner.”

“Altre importanti innovazioni sono rappresentate dall’introduzione dei reati di deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso di cui all’art. 583 quinquies c.p. sanzionato con la reclusione da 8 a 14 anni – pena che diventa ergastolo se per effetto del delitto in questione si provoca la morte della vittima- ; di costrizione o induzione al matrimonio ex art. 558 bis c.p. che prevede la reclusione da uno a cinque anni ed un aumento di pena se il reato viene commesso nei confronti di minori, procedendo anche quando il fatto è commesso all’estero da o in danno di un cittadino italiano o di uno straniero residente in Italia; di violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa ex art. 387 bis c.p. che prevede la detenzione da sei mesi a tre anni per chi, essendovi legalmente sottoposto, vìoli tali provvedimenti.”

“Si tratta dunque di una legge che è senza alcun dubbio rappresentativa di un’ulteriore volontà da parte delle istituzioni di reprimere determinati fenomeni socialmente allarmanti e che da un lato sta già ottenendo le prime risposte concrete (ad esempio in città come Cesena e Pisa, in cui è stato applicato il Codice Rosso per due casi rispettivamente di violenza domestica ed induzione al matrimonio). Accanto a ciò occorre però tener conto anche di alcune criticità della legge 69/2019, emerse già dai primi mesi della sua entrata in vigore poichè, nonostante il lodevole intento del legislatore, la trattazione prioritaria imposta in via generale per tutti i casi di maltrattamenti in famiglia e violenze senza alcuna concreta distinzione di sorta, ha fatto sì che le procure venissero ben presto intasate da segnalazioni e denunce non sempre tutte meritevoli di un’urgente attenzione, con la conseguenza del rallentamento della procedura anzichè di una più rapida trattazione dei casi.”

“L’unica soluzione reale per ovviare a tali problematiche consiste nello stanziamento di fondi, ciò al fine di incrementare il personale competente, organizzare corsi di formazione specifica per polizia e magistrati e infine creare una rete di strutture idonee ad accogliere e seguire le donne dalla denuncia in poi; in conclusione si può indubbiamente affermare che il codice rosso rappresenti una risposta culturale importante, ma in assenza degli investimenti necessari difficilmente potrà conseguire gli scopi sperati”.

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